Infanticidio: la condizione soggettiva di abbandono materiale e morale della madre

Il recente caso di cronaca che ha coinvolto la comunità di Traversetolo ha riacceso l’attenzione sul reato di infanticidio e sulla condizione soggettiva di abbandono materiale e morale della madre.

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Caso di studio

Una giovane donna aveva tenuto nascosto ai familiari il suo stato di gravidanza e subito dopo il parto abbandonava il neonato posizionandolo all’interno di un sacchetto di plastica dietro una siepe. Da questo gesto estremo conseguiva la morte del nato.

Cosa dice la Cassazione

La Ia sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24949/2022, ha dovuto risolvere un caso di infanticidio e ne ha evidenziato i due elementi specializzanti:

  1. il dato cronologico: il fatto deve essere commesso esclusivamente dalla madre durante o immediatamente dopo il parto;
  2. la condizione soggettiva di abbandono materiale e morale della madre deve essere tale da determinare la decisione di cagionare la morte del figlio nato.

È sulle condizioni di abbandono che si è soffermato il giudizio della cassazione, le quali devono sussistere oggettivamente e congiuntamente, essere connesse al parto e determinare nella madre la condizione di non ritenersi in grado di assicurare la sopravvivenza del figlio subito dopo la nascita.

Per la Suprema Corte, per di più, non è necessario che la condizione di abbandono sia assoluta – è sufficiente che la donna avverta la percezione di totale abbandono nell’esperienza complessa della gravidanza e poi del parto -; ciò che rileva quando si parla di infanticidio sono gli indicatori della condizione di abbandono: i casi di gravidanza nascosta, l’insufficiente maturità culturale della gestante o la sua condizione psicologica individuale gravemente alterata dall’esperienza mentale ed emotiva che accompagna la gravidanza e la nascita dell’infante.

Conclusioni

In conclusione, ai fini della configurazione del reato è sufficiente la condizione di solitudine della donna determinata anche da un ambiente familiare totalmente indifferente al suo dramma o assolutamente incapace di avvertire ogni esigenza di aiuto e di sostegno necessari alla stessa.

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